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Moda sostenibile: per colorare i tessuti ora si usano i batteri

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Le tecniche di tintura utilizzate nella fast fashion odierna hanno un impatto non indifferente sull’ambiente. La soluzione però può arrivare dai batteri. Questo nuovo metodo per la colorazione dei capi riduce il consumo di acqua fino al 90% e non prevede più l'utilizzo di sostanze chimiche. Essere alla moda e attenti all’ambiente è possibile: andiamo a scoprire questa nuova tecnica innovativa. 

L’impatto ambientale del tessile

Secondo l’agenzia europea dell’ambiente, l'industria della moda produce, a livello globale fino al 15% delle emissioni di CO2, più di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme. Si stima, inoltre, che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, tra cui la tintura. Da qui la necessità di trovare un’alternativa alle tinture chimiche. 

Tingere naturalmente con i batteri

Per sostituire la chimica nel processo di tintura dei tessuti la soluzione arriva dai batteri e dalla bioingegneria. Le aziende e i procedimenti che puntano a rendere più sostenibile il settore della moda sono molti. Vediamo insieme due tra gli esempi più innovativi.

  • L’azienda biotecnologica di Norwich Colorifix ha ideato, grazie ad un progetto finanziato dall’Unione Europea, un sistema basato sull’utilizzo di microbi che permette di ottenere, attraverso sequenziamento del DNA, tinte biologiche che consumano il 77% in meno di acqua, l'80% in meno di prodotti chimici e il 71% in meno di gas naturale. Questa tecnologia individua i geni che portano alla produzione di un determinato pigmento in un insetto o una pianta e inserisce questo DNA in un batterio in grado di produrre il pigmento come in natura. I microrganismi, una volta moltiplicatisi, conferiscono il colore ai tessuti.
    Il risultato? È stato dimostrato che questo processo, non utilizzando sostanze petrolchimiche e non producendo rifiuti tossici, è in grado di ridurre di almeno il 31% l’impronta di CO2 derivante dalla tintura dei tessuti.
  • Le designer Laura Luchtman e Ilfa Siebenhaar tingono tessuti coltivando sulla loro superficie batteri produttori di pigmenti: li tengono in un liquido nutriente e dopo 3 o 4 giorni questi cominciano a creare macchie di colore sulle stoffe. Il metodo permette di risparmiare molta acqua nel processo di colorazione. Per tingere una t-shirt vengono normalmente usati 5,5 litri d’acqua. Per lo stesso capo, con il metodo dei batteri, ne viene utilizzato solo mezzo litro: il 90% di acqua in meno. 

Molti laboratori e startup hanno quindi individuato nei batteri e nella microbiologia il futuro della tintura. Questi processi sono infatti soluzioni che puntano ad una moda sostenibile in modo da eliminare le sostanze pericolose e tutelare l’ambiente.

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